Il viaggio della vita

Quando ti metterai in viaggio per Itaca devi augurarti che la strada sia lunga, fertile in avventure e in esperienze… i Ciclopi o la furia di Nettuno non temere, non sarà questo il genere di incontri se il pensiero resta alto e un sentimento fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo…

Devi augurarti che la strada sia lunga. Che i mattini d’estate siano tanti quando nei porti – finalmente e con che gioia – toccherai terra tu per la prima volta: negli empori fenici indugia e acquista madreperle coralli ebano e ambre tutta merce fina, anche profumi penetranti d’ogni sorta; più profumi inebrianti che puoi, va in molte città egizie impara una quantità di cose dai dotti.

Sempre devi avere in mente Itaca – raggiungerla sia il pensiero costante.

Soprattutto, non affrettare il viaggio; fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio metta piede sull’ isola, tu, ricco dei tesori accumulati per strada senza aspettarti ricchezze da Itaca.

Itaca ti ha dato il bel viaggio, senza di lei mai ti saresti messo sulla strada: che cos’altro ti aspetti? E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso. Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.

(da “Itaca”, Costantino Kavafis)

Ogni esperienza si prefigura come un viaggio e rappresenta una possibilità di trasformazione se si accetta di non persistere nel già noto, di non “coincidere”, di dare spazio alla fantasia, al gioco e alla varietà infinita della vita.

Se è vero che sono i giovani gli interpreti per eccellenza del viaggio, è altrettanto vero che la giovinezza non è un mero dato anagrafico ma una condizione dell’anima, che può accompagnarci fino alla fine.

Ognuno di noi si trova, nel corso della vita, a confrontarsi con momenti di grande difficoltà. Si tratta di cambiamenti esistenziali, di passaggi evolutivi, di transizioni che, più o meno improvvisamente, cambiano lo scenario intorno a noi: la nascita di un bambino, la perdita di una persona cara, la crisi di coppia, l’arrivo dell’adolescenza dei figli. Tali cambiamenti vengono vissuti come interruzioni, spesso impreviste, della propria continuità esterna e interna in cui ci si sente di perdere la vecchia immagine di sé, senza averne ancora acquisito una nuova, e di aver smarrito le sicurezze e l’equilibrio precedenti.

In particolare quando i figli diventano adolescenti anche i genitori arrivano ad un’età particolare in cui si fanno bilanci con se stessi e con il proprio partner e si riaprono, talvolta dolorosamente, questioni lasciate in sospeso.

Lo sguardo verso questi momenti di crisi può essere impietoso e senza speranza o accompagnato dalla consapevolezza. Si tratta di un momento delicato di transizione in cui si perdono delle parti, ma altre nuove possono nascere. Non è la fine del mondo, come può essere sentita nei momenti più acuti, ma della fine di un mondo di cui è importante essere consapevoli. Si deve attraversare una situazione disorganizzata e confusa per poterla col tempo riorganizzare diversamente. Si deve imparare a camminare nel buio, ad accettare di perdersi per poi ritrovarsi. Se questa sorta di rinascita si realizza essa potrà aumentare il potenziale creativo della persona. Ma per cogliere questo potenziale evolutivo e di trasformazione presente in ogni crisi è necessario poterla condividere con qualcuno che possa intravedere, al posto di chi è dentro, la luce che si profila alla fine del tunnel, poiché è vero, come è stato detto, che “tutti i dolori sono sopportabili se li si inserisce in una storia che si può raccontare a qualcuno”, che ci mantenga in contatto con la speranza.

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